I poeti ritornano sempre. In carne o sulla carta.
Voglio credere che ambedue siano possibili.
Un nostos, per dirla con Iosif Brodskij: forse è questo che intendono Voltaire e Francesco quando ha deciso di prendere in prestito la celeberrima massima del filosofo come titolo della sua ultima fatica letteraria.
Un ritorno dell’Anima, genitivo soggettivo e oggettivo al tempo stesso, come avrebbe detto il mio adorato Catullo, uno dei protagonisti insieme a Brodskij, del viaggio proposto da Francesco.
Un ritorno alle origini perché la musica è la prima forma di comunicazione umana e i versi in quanto tali la fanno vibrare.
Un percorso di ritorno nell’Anima dell’Uomo attraverso le sfumature in versi di Anime eccelse, tremendamente vessate nei modi più torbidi e subdoli dalla Vita, sradicate spesso dalla propria patria, private quasi della libertà di pensiero, degli affetti e che proprio per questo sono in grado di infrangere i limiti dello Spazio-Tempo, di parlarci ancora oggi e di aiutarci a capire di più noi stessi.
Da Cavalcanti a Hugo, passando per Catullo, Ovidio, il magico quintetto russo in cui a mio modestissimo parere brillano di luce propria Anna Achmatova e il solito Brodskij, e di cui peraltro ero completamente digiuna, un sacro fuoco, uno spirto guerrier, anzi un daimon, ponte tra umano e divino, si sprigiona dalle pagine di Francesco a cui nessuno può rimanere indifferente.
Perché con una scrittura perspicace, impeccabile, veramente intelligente e colta, sorniona e ironica, Francesco non si è certo limitato a una trattazione asettica e sterile di notizie biografiche disseminate qua e là, inframmezzate a componimenti, ma di una vera e propria sinfonia, una corale in cui ogni parte, grafica e fotografica, è inevitabilmente e ugualmente necessaria,imbastita di aneddoti, palpiti di vita vissuta, da lui stesso – memorabile il capitolo in cui spiega il suo amore per la civiltà russa – e curiosità inimmaginabili.
Sì come quelle relative alle dimensioni del cervello di Hugo, o all’Achmatova musa di Modigliani o al catulliano carme 51’ A me pare uguale agli dei’ musicato niente meno che da Branduardi, senza spoilerare più di tanto.
Mi sono sentita allo stesso tempo grata e profondamente ignorante rispetto a Francesco e ho cercato di approcciarmi alla lettura in punta di piedi, ma è stato impossibile non venire travolta da quelle parole, un faro benefico in un mondo allo sbando che avrebbe bisogno di tanta Bellezza, quella vera che solo l’Arte e le Anime più pure, dotate di daimon, curiositas e la meraviglia dei bambini potrebbero regalarci.
Perciò grazie…