Un uomo in una donna, anzi uno dio,
per la sua bocca parla,
ond’io per ascoltarla
son fatto tal, che ma’più sarò mio.
Michelangelo Buonarroti
Rime, CCXXXV, A Vittoria Colonna
Se aveste a disposizione una macchina del tempo in quale epoca storica vi piacerebbe teletrasportarvi?
E’ la domanda che mi martella ogni volta che affronto letture con protagonisti personaggi realmente esistiti, come Vittoria Colonna.
Ho incontrato Vittoria per la prima volta durante gli anni del liceo en passant e di nuovo all’università scolpita in poche epigrafiche righe per un esame di italianistica, ma nulla più.
E ora in occasione della presentazione in biblioteca del libro di Giulia Alberico ho deciso di cimentarmi nel carpire qualche segreto di quella personalità a tratti ancora evanescente.
E’ stata Sosò la sua dama di compagnia, anzi una sorella maggiore ante litteram fin dalla primissima infanzia, ad avermi parlato di lei regalandomi qualche altro frammento attraverso delle ‘pericolose’ carte scritte da Vittoria stessa, una sorta di diario testamento spirituale della marchesa di Pescara.
Ho scoperto una donna tormentata e complessa, anzi un uomo in una donna come recita una rima michelangiolesca a lei dedicata, con tutte le implicazioni del caso e del mistero legato al suo corpo…
Una donna di nobili natali, veramente colta, fine letterata, filosofa e quasi teologa, spinta da una fede fervente verso il cristianesimo evangelico, in un secolo funestato da lotte intestine di potere, bagni di sangue in nome di un’ortodossia religiosa macchiata dalle piaghe della corruzione, del nepotismo, della vendita delle indulgenze e non mi dilungo oltre.
Una donna in apparenza misurata e diplomatica, con la tendenza a parlare poco, ma capace di tirare fuori una posa e un temperamento da generale in battaglia per difendere ciò o chi le stesse più a cuore.
Una donna dal forte sentire, profondamente innamorata del proprio consorte perso prematuramente, nonostante fosse un’unione prestabilita dalle famiglie e non consumata.
Una donna dall’animo non solo ascetico, ma anche concreto, pieno di audacia, calamita delle maggiori intellighenzie del tempo, letterati, politici, alti prelati, persino l’allora pontefice, artisti.
Su tutti lui, l’immenso Michelangelo di cui diventa musa e forse qualcosa di più, perso nei meandri reconditi e nebulosi della Storia.
Un sentimento non detto, sussurrato, descritto con delicatezza e leggerezza, le sensazioni che hanno dominato l’intera lettura.
Molto connotativa nelle descrizioni dei paesaggi, Ischia e in particolare Roma che diventa essa stessa personaggio, a volte placida e distesa, altre sanguigna e sanguinaria, Vittoria scivola via veloce in capitoli brevi scritti con estrema eleganza, ma rimane inafferrabile.
Intrigante, ma avrei voluto catturarne l’Anima.
Vorrà dire Vittoria, mi rivolgo direttamente a te ora, che cercherò di approfondire il più possibile la tua Persona!
Quel che è certo è che ancora una volta mi sfuggi, ma che assolutamente non vorrei vivere nel Rinascimento.
Alla prossima!