– Tu hai preso la tua vita e hai cambiato tutte le carte, come la tua amata lady Shalott ti sei alzata incurante dell’incantesimo –
– E poi come lei sono stata punita –
– Ma non domata – .
Quando tutto il resto mancava d’aria, cara Lizzie, sono incappata nel dipinto in cui vesti i panni di Ofelia.
Ti ho osservato a lungo distesa nell’acqua, con le braccia spalancate, lo sguardo vacuo solo in apparenza, le labbra appena dischiuse come se da un momento all’altro dovessero esplodere in un grido sussurrato, leitmotiv della tua vita struggente e ruggente.
Non una trama d’incanto, ma un insieme di pennellate a tratti nitide a tratti impressionistiche, anticonvenzionali nell’Inghilterra del XIX secolo come la bellezza di cui sei inconsapevolmente portatrice e come la tua capigliatura fulva, croce sì pregiudiziale ma delizia e salvezza della tua anima vacillante tra il mestiere di modista svolto per necessità e il fuoco per la pittura.
E’ grazie al colore del diavolo, o dell’Amore che dir sì voglia, che la tua vicenda umana subisce una svolta clamorosa: eletta a musa per eccellenza della Confraternita ottocentesca dei Preraffaelliti riuscendo così attraverso svariate peripezie a sublimare la loro arte.
Sei diventata tu stessa un tutt’uno con l’Arte: la penna di poetessa e il pennello di pittrice sono diventati la naturale prosecuzione del tuo spirito indomito, che però soccombe parzialmente alla freccia dorata di Cupido facendoti innamorare perdutamente e irrimediabilmente di Dante Gabriel Rossetti, pittore ed epicentro della Confraternita stessa.
Ah Gabriel, Gabriel, detto da me l’immondo, che avrei voluto strangolare in svariati momenti …
Gabriel, tuo confidente, maestro e talent scout, ne riconosco i meriti, amante e ossessione fino a logorarti nel corpo e in ogni alito brulicante della tua fragile esistenza, così fiaccata dalla malattia, dalla dipendenza dal laudano, dalla crudeltà della Grande Beffarda che chiamiamo vita.
Mia cara Lizzie avrei voluto scuoterti, abbracciarti, una minuscola parte del tuo dolore è stato per ben due volte anche il mio, scolpito, marchiato a fuoco sul cuore e sulla pelle…
Portiamo per sempre il segno di quelle cicatrici, ma tu sei assurta a leggenda, dapprima Figura dai contorni Evanescenti, ora dopo averti conosciuto Persona.
La tua Storia è quella di un’Umanità intera!
Sono convinta che un giorno o l’altro ci incontreremo di nuovo.
Per questo, per tutto il resto ringrazio la genialità di Martina.
Martina, ormai un’assoluta certezza nel panorama letterario attuale.
La sua luce brilla non solo per uno stile di scrittura sempre più maturo, sofisticato nella delicata e cristallina potente purezza, reincarnazione di Charlotte ed Emily Brontë senza esagerazione alcuna, ma perché sa dare voce a personaggi senza voce, a persone i cui contorni si perdono nelle pieghe della Storia.
Martina passa ore a studiare negli archivi i carteggi delle sue protagoniste, e anche se stavolta rimangono poche testimonianze di prima mano di Lizzie, con un talento e un’empatia degni dei migliori psicologi è riuscita a delineare nettamente l’essenza della poliedrica pittrice tanto che qualsiasi lettore non può rimanere come una statua di sale di fronte alla vicenda terrena.
Grazie alle meravigliose e fedelissime ragazze del mio gruppo di lettura per uno scambio d’impressioni così immersivo, impattante, avvolgente e costruttivo.
Lizzie vive oggi più di ieri.