Una perla d’Oriente

Buon inizio settembre Librincantevoli!

Come canta il nostro amato Jovanotti, settembre porta una strana felicità e per questo abbiamo deciso di riprendere le pergamene e le filigrane con un unicum nel suo genere.

Signore e Signori, ladies and gentlemen, madames et messieurs, damas y Caballeros, meine Damen und Herren ecco a voi lui: lo Shāh-Nāmeh.

Chi?

Lo Shahnameh, in italiano, altrimenti noto come Grande Shahnamen mongolo o il Libro dei Re – siamo certe che qualcuno di voi lo abbia sentito nominare in questa veste.

Si tratta non solo di uno dei manoscritti illustrati più stupefacenti dell’universo, ma un baluardo culturale ed etno -nazionale dell’Iran.

La copia di cui vi parliamo ha come archetipo un testo scritto nel X sec. d.C. dal poeta Ferdowsi, composto di 50000 distici che celebrano la storia dei sovrani di Persia dalla preistoria fino alla Conquista islamica, suddiviso in tre parti: l’età mitica, l’età eroica e l’età storica.

Rappresenta quindi il poema epico nazionale dell’Iran, uno dei più monumentali al mondo.

Il nostro Libro dei re, probabilmente redatto nel XIV secolo sotto il dominio mongolo della Persia,  è stato miniato tra il 1520 e il 1540 dai vari Armani, Prada, Versace dell’epoca con un dispendio di energie, economiche e non solo, notevoli.

Le illustrazioni occupano per lo più l’intera larghezza della pagina, salvo nove cosiddette ‘a gradini’ per adattarsi al soggetto con testo disposto su sei colonne e presentano una commistione tra grandi figure principali e pittura di paesaggio.

Particolarissimi sono alberi nodosi, rocce con cima arrotondata simile a onde e nuvole a strisce tremendamente arricciate.

A questo punto vi starete chiedendo dove è custodito attualmente.

Eh cari, il Libro dei Re purtroppo porta con sé una storia molto sfortunata.

Perché?

Perché è rimasto buono buono in Persia nella biblioteca degli scià fino all’inizio del secolo scorso quando ahimè è finito nelle manacce del famigerato mercante George Demotte che lo ha smembrato senza troppi complimenti per venderlo ai ‘migliori acquirenti’ e senza tener conto della forma originale del manoscritto.

Orrore e raccapriccio!

Oggi, tuttavia, 57 sue miniature riposano nei più famosi musei del mondo come il Louvre, il British Museum, il Metropolitan, quelli di Berlino, Ginevra e Montreal oltre che in celeberrime collezioni private tra cui la Khalili di Arte Islamica.

Nonostante lo scempio subito, il Libro dei re resta una delle opere d’arte più prestigiose e pregevoli del mondo. Una volta tanto, la Cultura e la vera Bellezza hanno vinto sull’ignoranza, la barbarie e il bieco business!

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