Tesoro, tesoro, fa silenzio e accosta l’orecchio alla conchiglia – Perché mamma, perché papà?
Solo così potrai ascoltare il canto del mare – Sul serio?
Sì piccola.
E così da allora ogni estate a Sperlonga, nel nostro mare, correvo sulla battigia in cerca dei suoi messaggeri.
Loro, le policrome, poliformi conchiglie.
Sempre per cercare di ascoltarne la melodia.
Una ninna nanna misteriosa, inafferrabile, ma che la me bambina pensava invece di afferrare e intrappolare per sempre in piccoli portagioie.
Scrigni parlanti dell’eco di epoche passate, di universi lontani, di estati piene di estati.
Storie di vita, di anime che non ci sono più e di altre che resistono, di tuffi, di tempeste e bonacce, di baci d’innamorati, di risate di bambini.
Di avventure e di viaggi.
E ancora oggi sul bagnasciuga mi perdo in cerca della loro magia per poi restituirle al loro sovrano.
Irretita dalle sue canzoni, dai miti sprigionati da questo taccuino libro coccola, opera di uno spirito curioso, pieno di meraviglia.
Pronto alla scoperta per evocare pagina dopo pagina i segreti più intrinseci degli abissi che attraversano l’oceano del tempo, il potere mortifero e salvifico dei molluschi, metafora ultima dell’esistenza.
Un invito nelle pagine bianche a lasciare un segno di sé, un frammento del proprio cuore immerso negli strati delle conchiglie.
Perché in fondo siamo tutti dei viandanti in questa vita pellegrina.