IL LIBRO DELL’ESTATE/ TOVE JANSSON (Iperborea, 2013)

Mi succede una cosa strana, disse Sofia. È che mi sento sempre così buona quando c’è tempesta

Un’estate piena di estati.

Non è mai stata la mia stagione preferita, ma almeno per due settimane potevo godere a pieno dei genitori, a Sperlonga, il nostro mare, sguazzare dentro l’acqua ignorando i richiami di mamma, raccogliere le conchiglie, mangiare le ciambelle fritte di cui sento ancora quel fragrante mix di zucchero e morbidezza tra i denti, che spettacolo, o le bombe alla crema, prima che mi venisse a noia.

E poi qui a Roma da nonna con le sue fettuccine fatte in casa, le più buone del mondo, e allo zoo innamorata follemente di foche, serpenti e coccodrilli – il rettilario era la mia passione, ah come si cambia!

O in campagna dall’altra nonna e zia, in cerca di lucciole ‘trasformate’ in soldini al mio risveglio, correndo a perdifiato nel frutteto o in mezzo alla vigna con il sempre scodinzolante Poldo o dietro al rombante camioncino del gelataio.

In un tempo sospeso tra sogno e realtà immersa nella felicità delle piccole cose.

Proprio come Sofia e la nonna, sull’ultima isola dell’arcipelago finlandese, racchiuso nella cornice di più estati.

Estati in cui ho affondato occhi, narici e cuore.

Estati di spazi quasi tridimensionali, sferzati da venti lievi o tempestosi, che portano con sé il vago ricordo di una madre che non c’è più.

Estati avvolte nella nebbia e nel freddo bagliore del Baltico blu che restituisce sulle rocce oggetti dalle storie più diverse.

Estati che sanno di battibecchi tra nonna saggia, pimpante, un po’ acciaccata, ma vigorosa e nipote vulcanica che non ha peli sulla lingua, curiosa e timorosa avventuriera, ribelle affettuosa.

Estati che profumano di peonie che sorvegliano chiacchiere  di vita, di morte, di paura, di solitudine,  d’amore, di amicizia, di Dio e di natura, madre e matrigna.

Estati che fioriscono in un flusso indistinto di pensieri, sbattuti nudi e crudi sulle pagine senza punteggiatura e per questo maledettamente autentici che uniscono in un’unica sinfonia nonna e nipote, giovinezza e vecchiaia, cadute e risalite, crescita e decadenza.

Ricordi ed emozioni.

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