Toc toc permesso? Possiamo? Eccoci di ritorno Librincantevoli dopo un lunghissimo break con le nostre
pergamene e filigrane del cuore.
Scusateci per l’assenza, ma il caldo e l’umidità sono nemici sia di noi sia dei libri antichi…
Riprendiamo, dunque le fila in pompa magna offrendovi una puntata di ‘alta moda’ con protagonista Lui: il
Codice di Galeazzo Maria Sforza.
Mbè – esclamerebbero molti romani e non sono.
Si tratta di uno dei pochissimi esemplari di Libro d’Ore nero, ossia miniato e scritto in inchiostro oro e
argento su pergamena tinta di nero – abito a fondo nero con decorazioni dorate e argentate per capirci –
realizzato dal Maestro di Antoine de Bourgogne, pittore fiammingo, una sorta di Stefano Dolce e Domenico
Gabbana del tardo XV secolo, in forze per l’omonimo Antonio di Borgogna, noto alle cronache come il Gran
Bastardo di Borgogna perché figlio illegittimo di Filippo il Buono.
Tralasciando la saga familiare, il Nero, lo chiameremo così d’ora in poi, è giunto nelle mani di Gian Galeazzo,
come comprovato dalle miniature delle sue armi ai margini delle carte, in maniera incerta, forse in dono
oppure acquistato o addirittura per caso, godendo peraltro di una cattiva fama.
Eh sì, cari, capita anche con i migliori manoscritti.
Perché?
Bè ma perché la vox populi ha ritenuto che avesse un effetto malaugurante sul possessore del momento.
Gian Galeazzo, infatti, è stato assassinato nello stesso anno in cui ne è entrato in possesso e anche i
successori detentori non hanno avuto un destino migliore!
Semplice coincidenza oppure porta davvero sfortuna?
Noi lo difendiamo a spada tratta, poverino!
Oggi riposa ‘zitto e buono’ presso la Biblioteca Nazionale di Vienna.
Dalle Fiandre a Milano, un bel tour non c’è che dire!
Buon estate, see you in September on these!
