Ma i malvagi sono nati perfidi o lo sono diventati?
Mi sono posta spesso questa domanda da grande, specialmente da una decina di anni a questa parte, ossia da quando mi occupo anche di letture animate rivolte a bambini di qualsiasi età, affascinati in particolare dal lupo cattivo, oppure da quello riveduto e corretto, tanto di moda e mio cavallo di battaglia!
In effetti, a differenza di altri cattivi come Dracula che mi terrorizza in tutte le sue versioni, è quello che anch’io ho trovato sempre più ‘simpatico’.
Forse perché ho una naturale propensione per gli esclusi, i bistrattati come lui.
Sì perché a quanto pare – secondo Perez e Lacombe – essendo l’ultimo di una numerosa cucciolata è stato letteralmente bullizzato e ridotto alla fame dai fratelli più grandi.
Un po’ come James, che tutti conosciamo come Capitan Uncino, bambino indigente e per questo tenuto ai margini dai compagni di scuola perdendo la propria innocenza per un tranello di cui è vittima involontaria, o la povera fata Malefica dispensatrice di magnifici doni insultata per il suo aspetto, come del resto Stingy Jack, il Jack Lanterna de noantri, o Lugri, in arte Shere Khan, cucciolo claudicante che rimane prematuramente orfano della madre e vive di stenti, sviluppando un odio smisurato verso gli Uomini crescendo troppo in fretta.
Ci sono invece dei cattivi impenitenti fin dal primo vagito, come per esempio il ’caro’ Dracula – non ho tutti i torti allora – Ade, che invece mi continua a suscitare una certa tenerezza, e Polifemo.
Leggendo di loro, mi sono chiesta se siano strettamente necessari alla costruzione della fiaba.
Bè direi proprio di sì, perché aggiungono quel certo non so che, quel tocco di realtà a un tempo lontano lontano, quasi evanescente, e a personaggi che altrimenti risulterebbero di un piattume disarmante e di una noia mortale tra un c’era una volta e un vissero felici e contenti di troppo!
E poi senza di loro il lieto fine sarebbe banale e scontato, perché come dicevano gli antichi, i miei amati Greci, Virgilio e compagnia bella, Per aspera ad astra, attraverso le difficoltà alle stelle.
E diciamoci la verità: in ognuno di noi in dosi diverse c’è un diavoletto che a volte sa di Paradiso, altre meno, ma con cui presto o tardi dobbiamo fare i conti.
Perez e Lacombe giocano proprio sul dualismo bene-male, buio-luce, rendendo giustizia alle mille sfumature dei venti antagonisti per antonomasia, umanizzandoli pur nell’aurea surreale che contraddistingue i tratti adulti alternando tinte più tenui nei passaggi sull’infanzia a quelle più dark nella rivelazione di quello che poi sono diventati e che li ha resi famosi.
Siete curiosi di viaggiare attraverso le loro storie?
A voi affascinano i malefici delle fiabe? Avete un cattivo del cuore?
A presto, Vale