La Biblioteca dei miei diciotto anni…

Benvenuti Librincantevoli al secondo appuntamento della rubrica dedicata a biblioteche storiche e librerie indipendenti.

Oggi facciamo un salto in Inghilterra, in particolare ad Oxford per parlare della biblioteca che ha lasciato un segno indelebile ai tempi dei miei diciotto anni – una vita fa- ossia, rullo di tamburi, her majesty The Bodleian Library.

Fondata da Sir Thomas Bodley nel 1598, ma inaugurata nel 1602, è una delle biblioteche più antiche al mondo, quarta dietro alla Malatestiana di Cesena, la Vaticana e quella dei Girolamini di Napoli, tutte italiane tiè, e una delle sei copyright libraries del Regno Unito e della Repubblica d’Irlanda.

Copy che? Sì è l’equivalente delle nostre Nazionali di Roma e Firenze, in quanto per legge conserva almeno una copia dell’intera produzione editoriale inglese.

Il nucleo più antico della biblioteca, risalente al 1320, consisteva in una piccola raccolta di libri incatenati agli scaffali o ai tavoli per evitarne il furto, situato in una stanza sopra la chiesa di Santa Maria Vergine, proprio nel cuore del quartiere universitario, vicino alle aule in cui si tenevano le lezioni. La collezione di libri aumentò a dismisura nel XIV secolo con la donazione di 281 manoscritti da parte di Humphrey, duca di Gloucester, fratello di Enrico V d’Inghilterra, che comportò la creazione di un’ulteriore stanza sopra la Divinity School.

Durante il regno di Edoardo VI, figlio del ben più noto Enrico VIII, la ‘biblioteca di Humphrey’ subì una drastica riduzione a causa dell’alto contenuto cattolico – molti testi furono dati alle fiammemo smembrati tra privati – e l’università di Oxford non disponendo di fondi per rimpinguare la collezione ne vendette il mobilio.

The Bod o Bodley, come è nota nel mondo degli addetti ai lavori, degli studenti universitari di Oxford, ma non solo, si articola oggi in cinque edifici principali più diverse cripte sotterranee ed è attraversata da un qualcosa come 190 km di scaffali che ospitano pensate un po’ 12 milioni di volumi tra cui le lettere del ‘caro’ Percy Bysshe Shelley, quattro copie della Magna Charta, uno dei ventuno esemplari a stampa superstiti della Bibbia di Gutemberg, il manoscritto della Chanson de Roland, datato tra il 1129 e 1165, e, reggetevi forte, il famosissimo First Folio, la prima pubblicazione delle opere di Sir William Shakespear risalente al 1623.

Insomma c’è da leccarsi i baffi…

Potete immaginare con quanta nostalgia io ricordi la mia prima volta lì e il timore reverenziale di fronte a quei pezzi unici patrimonio dell’umanità…

Un topolino microscopico con il naso sempre all’insù, tenuto a prestare giuramento di non recare danno all’inestimabile custodito prima di varcare la sacra soglia.

Un giorno, spero, tornerò…

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