I LIBRI SONO TIMIDI. EDIZ. AMPLIATA/ GIULIA ALBERICO (Galaad Edizioni, 2023)

Leggere era volare via, isolarmi dal mondo, ma al tempo stesso, imparare a vederlo e comprenderlo meglio.

Di quei libri inevitabili, intrisi di una potenza narrativa semplice e sbalorditiva al tempo stesso.

Di quei libri che ti chiamano a gran voce, mandando all’aria tutti i tuoi buoni propositi tanto da spingerti ad arrenderti inerme al loro canto, ammaliatore come quello delle sirene.

Parole suadenti come la melodia del pifferaio magico in cui riconoscersi, come se si trattasse di un’autobiografia.

Di quei libri ‘sottiletta’, minuscoli, ma capaci di attraversarti come un fulmine.

Uno specchio in cui riflettersi identificandosi in totale simbiosi.

Leggere, in latino e, ancor prima, in greco significa ‘raccogliere’ e l’autrice, laureata neanche a dirlo, in lettere classiche, inizia da piccolissima a definire la lettura come una raccolta d’impressioni sensoriali, unione mistica di suoni, sapori e odori associati a uno specifico titolo, collocato in un determinato spazio-tempo, a un ricordo.

La lettura come esperienza totalizzante e del tutto appagante, naturale come respirare, e, in quanto tale da svolgere ovunque.

La lettura, infatti, conduce in luoghi lontani o inaspettati, spingendo a interagire con altri mondi e a immaginare nuove realtà perché, come sostiene Caramagna–  leggere un libro non è uscire dal mondo, ma entrarvi da un altro ingresso – spesso privilegiato.

La lettura e alcuni autori in particolare diventano la bussola per dire un sì o un no, una stella polare dal potere taumaturgo, in grado di alleviare il dolore o scatenare il riso, esaltazione del valore della cultura spesso dimenticato o peggio bistrattato.

Giulia, proprio come me, confessa in questa sorta di diario, o meglio monologo di bibliofila, di essere stata additata come strana, ma lei è andata avanti sublimando la sua vocazione anche nella scrittura.

Più e più volte avrei desiderato incontrarla durante la lettura e ringraziarla per aver dato voce  senza scaturire nel patetico o nel retorico a ciò che provo leggendo.

Perché come ha scritto il mio caro Proust :- Ogni lettore quando legge, legge se stesso-

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