IL NIDO SEGRETO/ MARTINA TOZZI (Nua, 2022)

Sapeva di avere un dono, l’immaginazione, e quella era la sua sorte, vivere infinite vite

Infinito…Mi chiedevo come poter rendere giustizia a Martina e al suo libro ed ecco l’epifania.

Infinito, infatti, è il concetto che, a mio parere, permea totalmente la biografia romanzata di Mary Shelley.

Infinita, perché nel nido è insito molto di più che il concetto di casa, famiglia, rifugio, o le categorie di biografia e di romanzo.

Il nido, un universo che pagina dopo pagina svela il suo mistero: un’infinità di Anime che s’incontrano, scontrano, rincorrono, allontanano, lottano, si affannano e fanno ritorno.

Legami familiari, amicizie, un amore che sfida ogni convenzione, incontri intellettuali di menti elette e illuminate, viaggi che fanno da contraltare a un’infinità di personaggi non mitizzati, ma multiformi e per questo autentici.

Ognuno radicato in un determinato tempo e in un determinato spazio, diretto prolungamento della loro psiche, preda di aspirazioni, sogni, passioni da perseguire, fragilità, sentimenti, manie dipinte con delicatissima sottigliezza psicologica e dovizia di particolari, frutto di scrupoloso studio e ricerca da parte dell’autrice.

Su tutti, però, brilla Mary, l’epicentro del microcosmo, che racchiude in sé un infinito Tipo umano: audace, sensibilissima, libera, carismatica, dotata di un’immaginazione sovrumana e di una sete di sapere inestinguibile, ribelle, lacerata dalle terribili perdite cui è sottoposta, spezzata alla fine, ma non sconfitta, Sempre affamata di vita.

E poi, tra gli altri, c’è Fanny, la sua sorellastra, il rovescio della medaglia: modesta in apparenza, relegata dai genitori non naturali in seconda fila, eclissata dalla vivacità di Mary e Jane, la terza sorella, avvinta dal desiderio di compiacere gli altri, dal terrore del rifiuto, dalla cattiveria della matrigna che la eleva a valvola di sfogo di frustrazioni e rabbia repressa, in bilico tra desiderio di esplodere e le catene che la imbrigliano fino a soffocarla.

La mia preferita, neanche a dirlo, e di cui ignoravo completamente l’esistenza, infinita forse più di tutti, titanica e ipnotica come la scrittura di Martina.

Giusta in ogni passaggio, esatta nella scelta dei termini incastonati e cesellati in un periodare fluido, privo d’intoppi e senza macchia, accattivante al punto di non voler lasciare andare la storia, una volta conclusa, e i suoi protagonisti, diventati quasi miei amici.

Anzi mi sono ripromessa di leggere le opere di Mary, di approfondire le figure dei suoi genitori, i filosofi William Godwin e Mary Wollestonecraft, fondatrice del femminismo liberale, il cui spirito riecheggia nella trama in più parti, insomma di scavare nei meandri infiniti del suo nido perché Martina ha scatenato in me una fame d’infinito.

E voi siete pronti?

Buon Infinito a tutti…

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