Dopo una pausa un po’ più lunga del normale, siamo giunti, cari Librincantevoli, all’ultima puntata dedicata ai Valentino e ai Giorgio Armani dei Libri d’Ore.
Della maggior parte degli stilisti, leggete miniatori, ahinoi il nome è ignoto: sono identificati spesso o con il nome della città in cui hanno lavorato, come il Maestro di Troyes, o con quello del committente, come il Maestro del Duca di Bedford, o con quello della loro opera più famosa, come il Maestro dell’opera scandalosa o, infine, grazie alla caratteristica distintiva, come il Maestro degli occhi piccoli.
Tuttavia ci sono delle eccezioni alla regola. E’ il caso, infatti, del francese Jean Pucelle, attivo a metà Trecento, che ha il merito di aver trasferito nelle miniature le innovazioni pittoriche di Giotto.
Celeberrimi in Francia i fratelli Limbourg, una sorta di Dsquared ante litteram, che nel 1413 hanno miniato per il duca di Berry Le ricchissime ore, codice paradigmatico della miniatura francese.
La nostra Italia vanta un parterre di primissimo ordine tra cui menzioniamo Pietro Cavallini alla fine del XIII secolo, Giovanni Belbetto da Pavia, autore di parte dell’Offiziolio di Gian Galeazzo Visconti e Attavante degli Attavanti che ha lavorato alla Bibbia di Federico da Montefeltro, entrambi a cavallo tra Tardogotico e Rinascimento.
The last but non the least, Taddeo Crivelli, miniatore della celeberrima Bibbia di Borso d’Este di cui abbiamo postato una carta negli episodi precedenti.
A onor di cronaca, va detto che alcuni tra i più famosi artisti dell’affresco e della pittura prestarono il loro genio ai Libri d’ore tra cui, reggetevi forte, il Beato Angelico, Andrea Mantegna e Pinturicchio.
Noti o no, il tratto del microcosmo di artisti dei Libri d’Ore li ha resi immortali, consacrandoli a imperitura gloria e rendendo questi manoscritti dei veri e propri best sellers del Medioevo e dell’Umanesimo.
