Attraverso il variopinto multiforme

Buonasera Librincantevoli, eccoci di ritorno – sappiamo che stavolta ce la siamo presa un po’ più comoda, ma necessitavamo di una pausa per riprendere fiato e aggiornarci, proprio come degli stylist che propongono look sempre nuovi!

L’argomento di oggi si riallaccia a quello, ormai arcinoto delle iniziali, per parlarvi di quelle rubricate e della rubricatura in generale.

Ehm come? Rubri cosa?

Ve lo spieghiamo immediatamente.

La rubricatura ‘rubricatio‘ cioè ‘scrivere in lettere rosse’ era una precisa tecnica di abbellimento del codice, affidata a personale altamente specializzato, i rubricatores, che all’inizio consisteva nel tracciare rigorosamente ed esclusivamente in rosso le iniziali oppure intere porzioni di testo, spesso coincidenti con il titolo, con gli incipit e con gli explicit

Ma come faceva il rubricator a sapere quale lettera godeva del privilegio di essere eseguita in inchiostro rosso e quale no?

Semplicissimo – più o meno – perché ai margini delle pagine incriminate ricorrevano annotazioni/istruzioni che a volte venivano eliminate con la rilegatura del codice, oppure potevano trovarsi ‘letterine guida’ posizionate al posto delle iniziali che dovevano poi essere eseguite in inchiostro rosso, in alcuni casi sopravvissute e per tale ragione studiate in paleografia – ma questa è un’altra musica -.

In particolari contingenze, leggete scarsità di fondi, era il copista stesso a svolgere il ruolo del rubricator, del resto si faceva di necessità virtù, impara l’arte e mettila da parte e così via, il concetto è chiaro.

Con il trascorrere del tempo la rubricatura assunse contorni via via più complessi tanto che il rosso dovette cedere il monopolio all’uso di colori differenti quali l’azzurro e il verde, soprattutto in determinate aree geografiche

Spesso per abbellire ulteriormente i manoscritti, i rubricatores davano sfogo al proprio estro combinando insieme il rosso e l’azzurro, o il primo con il verde e così via ideando lettere rubricate definite in gergo riflesse, vale a dire bicromatiche, mentre le monocromatiche, ossia a tinta unita in rosso, azzurro etc., si chiamano fesse (mah, non sono certo meno pregevoli, ma non entriamo nel merito!).

La tecnica quindi si affinò sempre di più dando vita a capolavori che travalicano i confini dello spazio-tempo, studiati e classificati in base all’epoca in cui sono stati scritti e/o copiati, al tipo di scrittura, al luogo di provenienza e all’abilità del rubricator o del copista.

Un universo multiforme, infinito di fronte al quale rimanere a bocca aperta e da accogliere a braccia spalancate!

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