Come si allestisce un codice-parte 3: la copiatura

Buonasera Librincantevoli!

Eccoci di nuovo con un altro appuntamento inerente l’allestimento del manoscritto.

Lo sappiamo, questo argomento assomiglia alla tela di Penelope in un certo senso, ma come già abbiamo detto, rendersi accattivanti e presentabili richiede un certo impegno.

Ergo una volta confezionato, forato, rigato, imbellettato e infiocchettato il codice è pronto per ricevere la scrittura.

Per questa importantissima operazione ci si avvaleva di personale altamente specializzato: i copisti o meglio noti come amanuensi.

Per lo più monaci benedettini, dalla tarda antichità al XIII secolo, che copiavano i codici nello scriptorium, vocabolo senza corrispettivo italiano che indica un luogo del monastero ben illuminato e attrezzato ad hoc, e coadiuvati dai cosiddetti correttori.

Personaggi deputati alla rilettura del testo confrontandolo con l’originale e all’intervento diretto in caso di errori e sviste.

Il tutto sotto l’occhio vigile e attendo del direttore dello scriptorium, l’Ape regina che distribuiva il lavoro e che determinava la scelta, per esempio del tipo di rigatura o l’uso di un inchiostro piuttosto di un altro, elementi che pertanto caratterizzavano tutti i manoscritti provenienti da lì.

Dal XIII secolo in poi, con il fiorire delle università e la diffusione dell’alfabetizzazione, si formò una vera e propria categoria professionale di copisti laici di cui abbiamo numerose notizie grazie alle loro sottoscrizioni o colophones, poste alla fine del manoscritto.

Lì il copista si firmava riportando data, luogo, committente, prezzo, modello usato.

Una sorta di storia della storia da cui desumere informazioni preziosissime non solo per identificare il libro come manufatto, ma anche come fenomeno di costume.

Epiche le tirate in cui il malcapitato di turno, di cui conosciamo vita, morte e miracoli grazie a repertori stilati  in base alle sottoscrizioni, si lamentava per il freddo, il sonno, la fame e quant’altro.

Un duro lavoro, ma chi di fama vuole gioire, qualche dolore lo deve patire.

No copista, no party.

E noi li ringraziamo infinitamente!

Una sorta di officina con tanto di catena di montaggio, fondamentale per imporre la moda letteraria del tempo condizionando anche il tipo di scrittura e lo stile.

Insomma i copisti e gli scriptoria facevano tendenza, per dirla in maniera moderna!

To be continued…

Vale&Sara

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