Buonasera Librincantevoli!
Riprendiamo il discorso sull’allestimento del codice da dove lo abbiamo lasciato…
Il manoscritto, composto da un insieme di fascicoli, necessita di un’ulteriore preparazione prima di ricevere la scrittura, un po’ come quando ci facciamo belli per uscire.
Prima di essere scritti, quindi, i fogli sono rigati per facilitare una scrittura ordinata, con margini e distanza fra le linee predefiniti. La rigatura viene eseguita a secco, con uno stilo metallico oppure con sottili linee tracciate con inchiostro o con matita.
Prima di ricevere la rigatura però ai fogli si applica la foratura: due fori ai lati del foglio come rettrici da cui farla partire.
Si utilizzano diversi strumenti che determinano la tipologia del foro – sì studiamo anche questo ahinoi grazie a monsieur Leroy, un altro buontempone di studioso bizantino ideatore del repertorio ad hoc – come il compasso a due punte, il punteruolo o una rotella con punte e con manico, simile a quella di cui ci si serve per tagliare la pizza!
Dai fori, pertanto, partono le righe orizzontali, le rettrici per l’appunto, e le verticali, quelle di giustificazione, che insieme formano e delimitano lo specchio di scrittura.
Il sistema e il tipo di rigatura ci parlano, nel senso che sono indizi rivelatori della provenienza di un codice, variabili a seconda della regione e dell’epoca.
Una volta rigati, cari miei non è finita qui, i fascicoli vengono numerati, o meglio, segnati secondo diverse tipologie: numeri, lettere e numeri, segni speciali come asterischi, croci, stelle posti sulla prima metà dei bifogli.
Un po’ come se avessimo fascicoli Valentina, Sara, Elisa etc.
E una volta messosi in tiro il manoscritto è finalmente pronto per accogliere la scrittura, ma di questo vi parleremo nella prossima puntata.
Baci
Vale&Sara
