Da bambina raccoglievo le foglie per grandezza, forme e colore.
Riempivo cassetti di sogni… Da grande ho capito che collezionavo attimi di felicità.
E’ per questo motivo che ho deciso di fotografare questo albo in quello che ritengo il suo ”habitat naturale ”: ogni foglia rappresenta un sogno.
Un sogno piantato, custodito, annaffiato e coltivato da un omino millenario in una terra lontana con un nome che a volte suona bene, ma che nessuno conosce.
Un sogno che, diventato pagina e poi libro, fluttua come un uccellino tra delicate ed evanescenti tinte pastello fino a giungere tra gli scaffali di una biblioteca dove sprigionerà il proprio incanto.
E’ questo il sottotitolo che darei all’albo: un prodigio portentoso che ho scandagliato e auscultato in ogni componente, letto e riletto fino a impararlo quasi a memoria, scolpito a chiare lettere nella mente e nel cuore, disseminato di postit per proporlo durante le visite guidate nella terra dove parte dei miei sogni diventa realtà: la biblioteca dove lavoro.
La lettura mi ha cullato come una ninna nanna, una poesia in prosa in cui tutti e cinque i sensi hanno trovato appagamento.
Ipnotizzata dalla potenza delle illustrazioni, inebriata dalla profondità delle parole, saziata dall’essenza stessa del messaggio di una storia nella storia.
Perché in fondo ogni volta che leggiamo si instilla una scintilla dentro di noi, un orizzonte privilegiato su mondi infiniti.
Perché leggere ci salva, ci cura, ci insegna, ci protegge, ci cambia, ci pungola, ci migliora, ci consola.
Perché, come ha scritto Emily Dickinson, non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane né corsieri come una pagina di poesie che si impenna.
Perché basta un libro per sognare e per andare…
