Gli antesignani del fumetto

Pronti ai posti di combattimento, Librincantevoli e non, per una nuova puntata di ‘Tra Pergamene e Filigrane’?

Ospite d’onore di oggi sono gli Exultet!

Exultet de che? Ex  cosa?

 Sì sì proprio loro.

‘Exultet’,’Esulti’, rappresenta la prima parola del canto che il diacono, o un cantore qualsiasi, dall’alto del pulpito intona durante la  liturgia della notte del Sabato Santo, la Veglia pasquale.

Questo canto, denominato preconio pasquale, annuncia alla comunità dei fedeli il mistero della Resurrezione, celebrato con il rito dell’offerta del cero.

Per traslato, lo stesso termine è passato a indicare i rotoli, formati da più fogli di pergamena cuciti insieme, evocanti la forma del volumen, sui quali il testo dell’inno è stato più volte trascritto e illustrato tra il X e il XIV secolo, secondo una prassi attestata quasi esclusivamente nell’Italia meridionale.

Questo perché nei secoli dal V al IX nell’Italia meridionale, appartenente all’Impero bizantino, si praticavano i riti della chiesa greco-orientale che prevedevano l’utilizzo di manoscritti, denominati Kontakia.

In seguito i monaci italo-greci trasmigrarono dalla Calabria e dalla Sicilia verso la Campania e il Lazio meridionale con il proprio retaggio culturale: infatti è in area beneventano- cassinese che nei secc. X-XI compaioni i primi esemplari di Exultet.

Quello che vedete riprodotto in foto è uno dei ventotto superstiti, tra i più famosi al mondo: l’Exultet1, conservato presso il museo diocesano di Bari, lungo più di 5 metri, con il testo racchiuso da due bande ornamentali contenenti medaglioni e busti di santi su toni neutri come il verde oliva, il giallo ocra e il violetto.

Questi lunghissimi rotoli pergamenacei – ognuno era composto di almeno trenta pergamene pensate un po’ erano illustrati con miniature a commento del testo, disposte in senso inverso alla scrittura, la minuscola beneventana per la precisione, per consentire al celebrante che svolgeva il rotolo dall’ambone, di leggere man mano l’inno, e contemporaneamente ai fedeli di osservare le illustrazioni.

Questo espediente, peraltro molto democratico, permetteva anche a chi non sapeva leggere di seguire la cerimonia senza difficoltà, come se si trovasse di fronte a un fumetto.

Insomma, un vero e proprio tesoro dal punto di vista religioso, storico-artistico, letterario e anche musicale per via delle antiche notazioni, precorritrici del pentagramma, in essi contenute.

E con gli Exultet chiudiamo la carrellata delle chicche pergamenacee, ma siamo solo all’inizio perché il meglio deve ancora venire.

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