IL GIARDINO SEGRETO / FRANCES HODGSON BURNETT (Piemme, 2011)

In mezzo all’erba, sotto gli alberi, nei grigi delle nicchie, si scorgevano pennellate bianche, d’oro, di porpora…

Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire

Questa frase di Italo Calvino calza a pennello con la mia rilettura del Giardino segreto.

Mi sono approcciata al testo per la prima volta intorno ai quattordici anni sull’entusiasmo dell’omonimo cartone trasmesso in tv per poi riprenderlo di tanto in tanto perché il suo richiamo per me equivale al canto delle sirene.

Irresistibile, come il messaggio intrinseco che porta e che ho colto a pieno solo da adulta.

Una storia nella storia che parla di coraggio e di rinascita.

In primis quella di Mary Lennox, la protagonista, una bambina alquanto leziosa e dispotica, ma solo in apparenza. Profondamente sola, abbandonata due volte dai genitori, in vita e in morte, sballottata dall’India all’Inghilterra in un cupo e sinistro castello, custode di grandi segreti, immerso nella brughiera, finché guidata da un simpatico pettirosso con cui fa amicizia, scopre un misterioso giardino;

quella di Collin, cugino di Mary, orfano di madre, viziato dai domestici e imprigionato nella sua stanza e nel proprio corpo per colpa di essere sopravvissuto alla mamma e a causa della paura che tormenta il proprio padre;

Mr. Craven, zio di Mary e papà di Collin, vittima del proprio dolore, che lo rende cieco e sordo di fronte ai reali bisogni del figlio, finché…

Pagina dopo pagina Mary rifiorisce prendendosi cura del giardino, sbocciando letteralmente insieme ad esso, abbandonato proprio come lei, con l’aiuto del simpatico Dikon e addirittura di Collin.

Il giardino diventa l’epicentro del racconto, luogo di amore e di speranza che abbatte ogni solitudine, un mare, sostanza viva in cui immergersi e uscire diversi da prima.

Le persone salvarono il giardino, almeno quanto il giardino salvò loro.

Con uno stile incantevole l’autore mi ha presa per mano rendendo viva ogni pagina, come se mi trovassi anch’io a inebriarmi delle rose del giardino, a correre per la brughiera accarezzata dal vento o a perdermi per i corridoi del maniero.

Un romanzo che parla al cuore di tutti, senza essere scontato e mieloso, perché i suoi protagonisti conoscono il lato amaro della vita, ma con la consapevolezza che qualcosa può sempre cambiare in meglio. Un inno alla vita e alla Natura, che cresce e ci avvolge in tutta la sua potenza e nel suo magnifico splendore.

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