C’era in un angolo della piazza, sotto una cupola d’ippocastani una panchina appartata e seminascosta. E Marcovaldo l’aveva prescelta come sua

Qualche decennio più tardi, anch’io, come Marcovaldo, ho eletto luogo di sosta, di lettura, d’incontro e di ritrovo la panchina più appartata di una delle piazze del mio paesello.

Lei che, avvolta dal perenne, silenzioso e profumoso abbraccio di un’imponente magnolia ha ascoltato risate e confidenze, portate via dal vento affinché ogni attimo e ogni segreto detto, sussurrato, potessero rimanere tali.

Lei che custodisce migliaia di ricordi meravigliosi, dove il cuore è ancora saldamente seduto.

Lei che, come in una sorta di vacanza a km zero, ha visto la mia fantasia librarsi in volo sognando epiche avventure.

Lei che mi ha ‘insegnato’ a guardare la vita sempre da angolazioni diverse.

Lei, il mio ristoro, la mia utopia, che ha raccolto crogioli traboccanti di avvincenti letture.

Lei: un angolo dove è racchiuso tutto il mio mondo.

Lei che con il mio laghetto sa risvegliare l’Anima sopita.

Lei che non è esattamente Lei, ma che la rammenta tanto.

In un sogno che sa di realtà.

Articolo creato 163

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto