Emozioni che sanno di verità

Con immenso orgoglio e un certo patriottismo, in questo post non parlo di libri, ma della personale di Jago, artista internazionale originario di Frosinone, presso Palazzo Bonaparte a Roma.

Per un caso davvero fortunato ho acquistato il biglietto per quello che si è rivelato un intenso viaggio emozionale attraverso le imperfezioni, le venature che solcano i corpi dell’essere umano ritratto in diversi frangenti.

Ognuno di essi parla di verità, di sentimenti, di attualità.

Ogni scultura, infatti, investe il visitatore con una potenza evocativa senza uguali.

Prima fra tutte la Pietà che, nello stesso atteggiamento di quella michelangiolesca, rievoca la foto del papà siriano che sorregge disperatamente il corpicino esamine del proprio bambino dilaniato dalle bombe;

il Figlio velato, in prestito dalla Chiesa di San Severo fuori le mura di Napoli, che presenta solo una mano scoperta simbolo di speranza, laddove tutto è distruzione;

l’Habemus hominem, ritratto di Benedetto XVI, spogliato dei paramenti Sacri, dopo l’abdicazione, i cui frammenti sono racchiusi in una teca;

la Venere, una donna anziana la cui bellezza risiede non nell’armonia delle forme o in canoni classicheggianti, ma nelle rughe che attraversano il corpo che racconta una storia di vita vissuta e nello sguardo che ammalia lo spettatore;

Memoria di sé, autoritratto che all’interno di una sorta di grembo materno racchiude oltre al se stesso di oggi, l’immagine di Jago bambino, in un continuo sodalizio tra presente e passato.

Magnetico, magnifico.

Un’esistenza, un Carattere, un Universo.

Semplicemente Jago!

Grazie Ilenia, tu sai perché!

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