Il prato è pieno di sud e gli odori si intrecciano, oggi per la prima volta ho sentito il fiume scorrere nell’albero
Primo giorno di primavera, giornata mondiale della poesia, che celebro parlando di Emily Dickinson e i suoi giardini.
Scritto da Marta McDowell, insegnante di storia del paesaggio presso l’orto botanico di New York, il libro delinea un ritratto davvero inedito di Emily.
Sì, l’agorafobica ‘matta della soffitta’, che si rivela una giardiniera di primo ordine.
Il viaggio nella sua anima delicata dura un anno, con inizio e fine in primavera, presso Amherst, la casa di famiglia nel New England, di cui curava i giardini con un amore quasi materno tanto da ideare un erbario!
Non è stato per niente difficile immaginarla a lavorare in mezzo alle violette, alle mie adorate peonie, all’eliotropo e ai lillà.
Attraverso un connubio di foto, attuali e d’epoca, mappe, cartoline, illustrazioni, versi e frammenti di lettere autografi, si tocca quasi con mano la magia che emana, ancora oggi, il suo universo verde.
In primis i fiori che lei innaffiava con uno strumento creato ad hoc dal padre;
i fiori con cui componeva mazzetti da regalare agli amici;
i fiori pressati che accompagnavano sempre le sue lettere.
Del resto leggendo le sue poesie, si percepisce la linea sottile che intercorre tra letteratura e botanica.
Blossoms of brain, per dirla con lei.
Mi ha sempre affascinato il rapporto simbiotico tra arte e natura.
Sogno da anni, infatti, di visitare Giverny per ammirare le ninfee di Monsieur Monet e, ora, anche le peonie di Emily!
Magari un domani ci riuscirò!
Un libro da collezionare, senza se e senza ma.
Buona Florilandia a tutti!
